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Sanità. Una riforma al buio

Cgil Cisl Uil: nessun coinvolgimento delle parti sociali. Le priorità dovrebbero essere telemedicina,
rafforzamento della medicina territoriale e integrazione tra socio-sanitario e socio-assistenziale
Categorie: la carenza di personale non si risolve privatizzando il sistema pubblico
Sono più i dubbi che le certezze sulla traiettoria che prenderà la riforma della sanità trentina. A
quasi un anno dal suo annuncio, infatti, il progetto della Giunta resta un enigma per i sindacati.
Nessun coinvolgimento sui contenuti né confronto sui temi. “Non c’è stata nessuna concertazione
su un tema centrale per la nostra comunità”, accusano Cgil Cisl Uil secondo i quali i nodi da
risolvere sono ancora tutti sul tappeto, dal rafforzamento della medicina territoriale
all’implementazione della medicina digitale, dalla carenza del personale al pericoloso
spostamento dell’asse sul privato, fino alla necessaria, ma irrealizzata integrazione tra assistenza
socio-sanitaria e socio-assistenziale. “Senza risposte su questi temi e senza adeguati stanziamenti
di risorse si rischia di perdere l’opportunità del Pnrr lasciando in piedi un sistema sanitario ormai
inadeguato alle esigenze di prevenzione e cura della nostra comunità. I costi potrebbero essere
enormi se non si progetta in modo condiviso e lungimirante”, mettono in guardia Andrea
Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti che sottolineano la necessità di aprire una vera e propria
vertenza sulla sanità per portare la giunta al confronto.
L’orizzonte verso cui muoversi dovrebbe essere proprio quello della riforma della medicina e
dell’assistenza prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza che prevede una serie di azioni
che non è chiaro come la Giunta intenda declinare sul territorio.

In primo luogo il rafforzamento e l’implementazione della medicina digitale e della tele-
assistenza. “E’ questo un asse fondamentale per dare risposte su due aspetti, la creazione di una

rete di assistenza sanitaria vicina al cittadino, quindi diffusa sul territorio, e almeno nel breve
termine la carenza di medici. Vorremmo sapere cosa intende fare la giunta in questi ambiti e quali
risorse pensa di mettere in campo”, incalzano i tre segretari generali.
Altro nodo ancora poco chiaro è quello relativo alle case della salute, alla sinergia con i medici di
base e con l’assistenza territoriale. “Il decreto 71 trasferisce alla Provincia la competenza sulla
realizzazione di questi strumenti. In buona sostanza nella cornice definita dal decreto Piazza
Dante può costruire il proprio progetto e finanziarlo con risorse proprie. Ma anche su questo non
c’è nessuna chiarezza”. In questa logica andrebbe ripensato anche il ruolo dei medici di base oggi
in convenzione.
Ancora il tema dell’integrazione tra sistema socio-sanitario e sistema socio-assistenziale. “E’
questa la vera scommessa per avvicinare le cure ai cittadini, per realizzare una presa in carico
reale sui territori riducendo la pressione sulle strutture sanitarie. Non comprendere questo
sarebbe deleterio, anche perché la carenza di personale che già mette in affanno la sanità trentina
non si risolverà in poco tempo e se non vogliamo svendere il nostro sistema ai privati dobbiamo
investire su un sistema integrato”.
Altro nodo critico è quello del personale. La pandemia ha reso non più ignorabile il problema
della carenza di medici, infermieri, oss e di tutte le figure del sistema sanitario. In Trentino come
nel resto d’Italia. “Questa carenza va affrontata con prospettiva e non solo come dato
emergenziale, per questo è necessario che si individuino risorse certe e stabili per un piano–
obiettivo straordinario per assunzioni nella sanità. Serve intervenire sul numero chiuso dei
percorsi formativi e, come chiedono gli stessi medici, valorizzare ed incrementare anche il
personale infermieristico ma anche tecnico amministrativo”, sottolineano i segretari di Fp Cgil, Cisl

Fp e Uil Sanità, Luigi Diaspro, Beppe Pallanch e Giuseppe Varagone.
Nel breve termine il nodo del personale si affronta anche creando condizioni attrattive. “Oggi
siamo lontani da questo obiettivo, basti pensare che per arrivare al rinnovo del contratto 2019-
2021 è stata necessaria una mobilitazione unitaria senza precedenti. Mancano tuttavia tutti gli
arretrati e, addirittura, gli stanziamenti per le indennità per le quali è stato necessario un’intesa
delle categorie per impegnare la giunta a provvedere con la legge di assestamento di luglio”.
Preoccupa anche la questione esternalizzazione non solo dei servizi sanitari, ma anche di quelli
accessori come amministrativi, impianti, sanificazioni e pulizie. “Su questi temi non ci può essere
nessuna scelta al ribasso. Anche questo personale va valorizzato nell’ottica di un sistema che
funziona nella sua interezza. In caso contrario ne va della qualità dell’intera sanità”.
Se tutto questo non fosse ancora abbastanza c’è l’affaire NOT. “La Giunta Fugatti non può più
giocare allo scarica barile visto che ha precise responsabilità nell’assegnazione dell’appalto alla
Guerrato nonostante le carenze del loro progetto. Adesso si rischia un altro, l’ennesimo,
contenzioso giudiziario con tempi lunghissimi mentre l’ospedale Santa Chiara è sempre più
inadeguato. Si abbia il coraggio di azzerare tutto e ripartire”, concludono i sindacalisti.

Trento, 24 giugno 2022

 

Categorie Sanità pubblica

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