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Buono pasto, la Cisl: “Ci arrivano segnalazioni di esercenti che non accettano il ticket: si renda il servizio capillare e sostenibile”

A inizio anno è stato aumentato il valore del buono pasto ma la Cisl chiede di investire ulteriormente: “Non basta per migliorare il servizio: si deve puntare sulla capillarità delle mense, una convenzione che obblighi i gestori e su uno strumento più moderno del ticket”.

“L’aumento del valore del buono pasto è una prima risposta che abbiamo voluto con forza, seppur ancora debole, la misura è almeno una partenza”. A dirlo Giuseppe Pallanchsegretario della Cisl Fp. “Ma abbiamo sempre evidenziato che non basta per migliorare il servizio: si deve puntare sulla capillarità delle mense, una convenzione che obblighi i gestori e su uno strumento più moderno del ticket”.

 

A inizio anno il valore del buono pasto è stato ritoccato dopo circa 20 anni. Un adeguamento che coinvolge il personale della pubblica amministrazione (Provincia di Trento compreso il comparto scuola, Enti strumentali pubblici, Comuni e Comunità, Aziende pubbliche di servizi alla persona, Azienda provinciale per i servizi sanitari). “Il passo successivo è rendere competitivo questo strumento, che incide anche sul welfare”.

 

Il sindacato da via Degasperi ha ricevuto diverse segnalazioni di esercenti che non accettano comunque il buono pasto a causa o in assenza di una convenzione, c’è stato un aumento dei prezzi e, soprattutto, delle commissioni che rendono economicamente poco sostenibile accettare il ticket.

 

“Da tempo evidenziamo la necessità di lavorare sulle convenzioni, altrimenti il potenziale non viene sfruttato. Serve una pianificazione delle convenzioni per difendere il reddito delle lavoratrici e dei lavoratori. E’ tempo di affrontare in modo approfondita questa situazione”, conclude Pallanch.

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